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Questo lavoro nasce intorno alla ripubblicazione di un opuscolo che uscì nel 1923, a cura dell'Associazione Nazionale dei Combattenti, dove si intendeva ricordare i compagni caduti in guerra. Immediatamente dopo il termine della guerra divenne fin da subito urgente commemorare chi aveva perso la vita in un conflitto atroce, disperato, a tratti insensato e disumano. Coloro che erano tornati, che erano scampati ai bombardamenti, alla morte durante gli assalti, alle malattie, non potevano dimenticare. Così a Castelnuovo di Garfagnana come avvenne in altri migliaia di luoghi in tutta Europa, gli uomini si fermarono e incisero i nomi dei caduti a perenne memoria. Piantarono alberi costruendo parchi e vie della Rimembranza, perché nessun oblio, nessuna dimenticanza, doveva calare su quei combattenti. A Castelnuovo al convento dei Cappuccini, venne affissa una lapide e lungo la via che conduceva al luogo piantati alberi con su scritto per ogni fusto il nome dei soldati caduti. Salire per quella via significava compiere una sorta di calvario, di via Crucis, da fare con il cappello in mano e la mente fredda verso quegli orrori.